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BARRIERA CHIMICA

La tecnica della barriera chimica, che è nata in Inghilterra e che è utilizzata in Italia dall’inizio degli anni Ottanta, si è subito posta come valida alternativa al taglio meccanico.
Le prime barriere chimiche venivano eseguite con il metodo per caduta ovvero la soluzione di resine siliconiche, contenuta in piccoli flaconi appesi all’esterno, veniva fatta percolare all’interno della muratura attraverso i fori (che avevano un diametro superiore ai 10 mm) precedentemente eseguiti. Inoltre le resine siliconiche dell’epoca venivano miscelate con solventi e non come quelle attuali con l’acqua.
Il metodo per caduta attualmente viene ancora utilizzato con alcuni kit “fai-da-te”, i quali però, oltre a richiedere dei tempi di realizzazione molto lunghi, non offrono alcuna garanzia sul risultato finale.
Il metodo più efficace in assoluto per eseguire una barriera chimica è quello a bassa pressione, che abbiamo già descritto con le modalità di intervento da noi utilizzate e che ricordiamo nuovamente.
La barriera chimica viene creata eseguendo nella muratura, a una quota di poco superiore (5-10 cm) rispetto a quella del terreno, dei piccoli fori (di diametro 10 mm, di profondità 5-10 cm inferiore allo spessore della muratura e con interasse di 10 cm circa), nei quali viene iniettata a bassa pressione (2-5 atm) una soluzione a base di resine siliconiche.
Il termine “resine siliconiche” viene ancora ampiamente utilizzato per identificare questa tipologia di materiali, anche se di fatto la soluzione (attualmente utilizzata) viene preparata sul posto miscelando con l’acqua un concentrato di “silani monomeri idrorepellenti”, senza l’ausilio di solventi o diluenti. La soluzione iniettata risulta quindi atossica, inodore (dopo qualche ora) e non infiammabile.
Grazie ad una adeguata pressione, le resine siliconiche si distribuiscono in modo omogeneo per tutto lo spessore della muratura, andando a saturare i capillari dei suoi materiali costituenti. In questo modo si riesce a creare uno strato di muratura completamente impermeabile e viene di fatto impedito all’umidità presente nella porzione interrata di risalire.
La barriera chimica può essere eseguita su murature di qualsiasi tipologia e materiale (mattoni pieni in laterizio, blocchi semipieni e forati in laterizio, pietre e sassi, blocchi di tufo, calcestruzzo pieno, blocchi in calcestruzzo,… e possibili combinazioni) e di qualsiasi spessore (fino a 50-60 cm operando da un lato e fino a 100 cm operando da entrambi i lati). Inoltre può essere eseguita indifferentemente dal lato esterno o dal lato interno della muratura e sia prima che dopo la rimozione degli intonaci ammalorati.
Possiamo garantire che la durata della barriera chimica (ovviamente se correttamente eseguita) sia prossima alla vita utile degli intonaci (applicati sulle medesime murature in assenza di umidità di risalita), dal momento che la sua efficacia non si riduce sensibilmente nel tempo (meno del 10% in dieci anni).
I detrattori della barriera chimica sostengono che sia una tecnica invasiva ed irreversibile.
Per quanto riguarda l’invasività, l’esecuzione di fori (di diametro 10 mm, con interasse di 10 cm circa, non passanti) di fatto non compromette nessuna struttura costituita da murature portanti, in quanto (per il principio della volta) i carichi si distribuiscono attorno al foro.
Il termine “invasiva” suggerisce inoltre l’idea che tale tecnica possa essere utilizzata solo in situazioni di cantiere e con tempi di realizzazione molto lunghi. Invece la barriera chimica (con il metodo a bassa pressione) può essere eseguita anche in immobili abitati, operando dall’esterno o dall’interno in modo chirurgico (la foto seguente lo dimostra ampiamente), consentendo la permanenza delle persone e con un tempo di realizzazione relativamente breve (una giornata lavorativa per un piccolo bilocale e due giornate per un trilocale).

 

 

Per quanto riguarda l’irreversibilità ci domandiamo quanti di Voi vorrebbero, una volta risolto il problema dell’umidità di risalita dal terreno, riportare ancora le murature del proprio immobile allo stato di degrado prima dell’esecuzione dell’intervento.
Concludendo l’analisi della tecnica della barriera chimica, ricordiamo che la sua efficacia è legata assolutamente al fatto che l’intervento venga eseguito da tecnici specializzati con i prodotti idonei e l’attrezzatura adeguata. Invece un intervento eseguito anche dal muratore più esperto con un kit “fai-da-te” (acquistato presso una rivendita di materiali edili) non offre alcun tipo di garanzia.

 

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